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10 DOMANDE A...

AVV. MASSIMILIANO CESALI

Avvocato studio legale ALC, Presidente nazionale Movimento Forense (MF), Consigliere Ordine Avvocati Roma.
fondatore dello studio legale ALC, si occupa principalmente di assistenza giudiziale e stragiudiziale alle imprese.
E’ fondatore e Presidente Nazionale del Movimento Forense, associazione forense con 64 sezioni territoriali, circa 100 rappresentanti nelle istituzioni forensi e migliaia di associati.
E’ Consigliere dell’Ordine degli Avvocati di Roma (ha ricoperto la carica anche nel 2017 - 2018) ed è coordinatore della Commissione Diritto dei Consumatori.
E’ stato responsabile del Dipartimento monitoraggio legislativo e responsabile vicario del Dipartimento di Diritto Sportivo dell’Ordine capitolino. 
E’ stato membro dell’Organismo Unitario dell’Avvocatura e dal 2008 è stato delegato a tutti i Congressi nazionali Forensi.
E’ stato membro della Consulta delle Forze Sociali Giovanili del Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro (CNEL) ed ha collaborato con la Segreteria Nazionale e Regionale del Lazio della Confederazione Autonoma Sindacati Artigiani di cui è stato delegato all’Ente Bilaterale del Lazio Artigianato.
Dal giugno 2019 è Procuratore Federale del Centro Universitario Sportivo Italiano.
E’ relatore in numerosi Convegni sulla Giustizia, finalizzati alla formazione professionale degli avvocati, organizzati dagli Ordini degli Avvocati dei principali Fori italiani ed Associazioni Forensi nazionali.
Ha scritto numerosi articoli in tema di ordinamento forense ed ha partecipato alla redazione di diversi Disegni di Legge in tema di Giustizia rappresentandoli nelle sedi politiche e istituzionali nazionali e nelle Commissioni Giustizia di Camera e Senato.

1.  Avvocato Cesali, Lei è uno degli uomini di punta dell’Associazione Nazionale MOVIMENTO FORENSE, la sua Associazione si caratterizza come movimento di forte contatto con l’Avvocatura attiva, e opera principalmente nel settore civile tramite un contatto continuo con la propria base. Quale percezione ritiene l’Avvocatura Italiana abbia del fenomeno delle ADR e delle loro potenzialità?

In questi ultimi dieci anni ho avuto l’opportunità di frequentare praticamente tutti i Fori d’Italia, oltre che per motivi professionali soprattutto grazie alle sezioni territoriali di MF; mi sono confrontato personalmente con migliaia di Colleghe e Colleghi non solo nei convegni. La sensazione è che non sia stata recepita fino in fondo l’essenza di tali procedure. Purtroppo, la storia delle ADR - in particolare della Mediazione obbligatoria - nasce male, come una imposizione subita dall’avvocatura, la quale non ha avuto alcun ruolo nella fase della costruzione. Rammento gli interventi polemici dei rappresentanti dell’avvocatura ed i cartellini rossi, nel 2010, nel corso del Congresso Nazionale Forense di Genova, ma ricordo soprattutto l’intervento del Ministro della Giustizia Alfano che sul punto mise a nudo i limiti dell’azione politica dell’OUA, del CNF e di chi protestava in modo plateale. A mente fredda è onesto dire che un atteggiamento più maturo da parte dell’avvocatura ed un intervento tecnico-politico tempestivo avrebbero consentito alla nostra categoria di recepire e governare il “cambiamento”.

 

2. Nello scorso mese di novembre, Lei è stato autore di un post su una nota piattaforma social nel quale affermava:” E se i cittadini potessero scegliere liberamente fra la giustizia ordinaria, che si chiude dopo anni, e quella gestita dagli Avvocati, a costi calmierati, che si chiude in sei mesi, cosa farebbero?” Quali reazioni ha suscitato il post?

E’ stato un post che ha suscitato un’ampia discussione anche perché in modo provocatorio avevo definito la giustizia alternativa come una “giustizia privata”. Sono partito da una amara constatazione e cioè che lo Stato ha espressamente rinunciato ad investire nella giurisdizione. La logica che ha governato fino ad ora le riforme è esclusivamente l’efficientamento delle risorse finalizzato al risparmio. Il tema delle soluzioni alternative è stato affrontato senza una strategia. Pur non essendo d’accordo in via di principio con l’impostazione dello Stato, abbiamo proposto come MF di gestire noi avvocati questa crisi, proponendo soluzioni senza subire l’ennesima riforma calata dall’alto. Leggere i commenti sui social, ormai l’unica agorà consentita anche a causa della pandemia, è stato istruttivo. Da una parte i conservatori, legati alla tutela giurisdizionale, dall’altra i mediatori che spiegavano le opportunità; in mezzo i cittadini e gli imprenditori che tifavano per una soluzione rapida, a prescindere. La domanda che ho formulato nel post era finalizzata a far cogliere le opportunità che nascono da una realtà, che conosciamo bene, in continua evoluzione. La mission è quella di contribuire alla costruzione.

3. La domanda che precede ci porta al tema dell’arbitrato amministrato, qual è la sua opinione su questo tema?

Sono favorevole. L’obiezione che viene formulata rispetto alle proposte di spostare lo ius dicere dal pubblico all’arbitrato è che quest’ultima procedura è costosa. Un arbitrato, invece, ad appannaggio di avvocati qualificati a costi calmierati e, soprattutto, gestito dagli ordini territoriali sarebbe una risorsa soprattutto per i contenziosi tra aziende in cui la celerità è determinante. La nostra proposta è quella di creare un vero e proprio “arbitrato forense” amministrato dall’ordine degli Avvocati.

4. .Pensa che l’Avvocatura italiana sia matura, soprattutto dal punto di vista deontologico, per una simile gestione delegata della Giustizia Civile in materia di diritti disponibili?

Dobbiamo scommettere su noi stessi, o l’avvocatura è matura per fare il salto, oppure è inutile porci come interlocutori delle riforme. E’ lo stesso quesito che mi è stato posto quando abbiamo presentato la proposta di attribuire agli avvocati la possibilità di essere protagonisti nella procedura monitoria. Sicuramente, come in tutte le categorie professionali, c’è una minoranza di soggetti meno pronti a recepire le innovazioni ma è compito di chi rappresenta a livello istituzionale, politico e associativo, dei corpi intermedi come MF, contribuire a diffondere il senso di responsabilità ed operare una vera e propria rivoluzione culturale da parte degli avvocati. E’ sufficiente guardare a ciò che è successo in materia di processo telematico, all’inizio sembrava impossibile affidare al telematico gli adempimenti, ora è la normalità e tutti gli avvocati possono apprezzare la portata storica della riforma.

5. Pensa che la mediazione civile e commerciale rappresenti uno strumento principalmente deflattivo del contenzioso, ovvero che rappresenti un diverso punto di vista, e quindi un’opportunità per la gestione delle controversie in materia di diritti disponibili?

Da sola la mediazione non può risolvere il problema del numero e della lunghezza dei processi. Occorre una riforma generale con seri investimenti da parte dello Stato nel settore, implementando il personale amministrativo ed i Magistrati non solo per andare a coprire i buchi creati con i pensionamenti ma anche stabilizzando la magistratura onoraria che da sola oggi assorbe oltre la metà del contenzioso civile e penale pendente. L’occasione del recovery plan è imperdibile, non credo che capiterà più di avere a disposizione tanti miliardi di euro da destinare alla giustizia. Finché i cittadini, ma prima ancora gli avvocati, non vedranno la mediazione come una opportunità invece che un rimedio o, peggio ancora, un inutile ostacolo e spesa, non si avrà la sufficiente lucidità per sfruttare appieno le potenzialità.

 

6. Parliamo di negoziazione assistita da Avvocati, in quale settore ritiene si siano raggiunti i risultati più significativi?

Mi risulta che la negoziazione assistita funzioni bene solo nel diritto di famiglia; offrire l’opportunità di un provvedimento in pochi giorni invece che a distanza di mesi se non di anni è un elemento spesso determinante per comporre la controversia. Mi è capitato sovente nella mia professione di evitare inutili frizioni tra gli assistiti proponendo, d’accordo con la controparte, la negoziazione assistita. Gestire in materia di diritto di famiglia la negoziazione è anche una assunzione di responsabilità da parte di noi avvocati, una crescita. Negli altri casi, la negoziazione non mi sembra abbia avuto successo, appare essere sostanzialmente ciò che un medio avvocato prova a fare nella normalità, appena ricevuto l’incarico.

7. Nelle mozioni presentate dalla Sua Associazione al Congresso di Catania 2019 si individua la “Laburizzazione del rito civile” quale miglior strumento per un’accelerazione e unificazione dell’esorbitante numero di riti che parcellizzano la Giustizia civile e ne rallentano il corso, quali ostacoli si frappongono ad un simile efficientamento del processo civile?

La proposta parte da uno studio del nostro dipartimento scientifico che risale addirittura al 2014 ed è finalizzata a semplificare la procedura civile mettendo il Giudice nelle condizioni di fare una prognosi del processo sin dalla prima udienza, mediante l’analisi di tutte le richieste, anche istruttorie, e mettendolo nelle condizioni, come nel processo del lavoro, di gestire oppure formulare una proposta di conciliazione. Questa proposta venne all’epoca consegnata ai responsabili della giustizia dei maggiori politici italiani. E’ stata una grande soddisfazione constatare che questa iniziativa, proposta successivamente anche dagli organismi di rappresentanza nazionale dell’avvocatura, è stata acclamata in sede di Congresso Nazionale Forense a Catania nel 2018. Ma se i rinvii d’udienza saranno comunque di 8 mesi, a causa della carenza dei magistrati, tutto sarà inutile.

 

8. Concorda con l’affermazione che vede nella maggior efficienza ed efficacia della giustizia civile ordinaria il miglior incentivo alle ADR?

Come detto prima, se le ADR verranno viste come una opportunità e non più solo come un rimedio alla malagiustizia, gli avvocati potranno essere determinanti nell’accompagnare i propri assistiti nella decisione di scegliere la via alternativa al Tribunale.

9. La Sua Associazione ha dedicato molta attenzione ai problemi legati al patrocinio a spese dello Stato. Ritiene che le ADR, almeno quelle, già regolamentate, possano fruire di simile agevolazione?

Il patrocinio a spese dello stato è un istituto di grande civiltà, consente a tutti di poter tutelare i propri diritti, ed i diritti dei cittadini si tutelano anche con le ADR. Se si decide di investire nelle ADR qualsiasi indirizzo contrario all’estensione sarebbe inconcepibile.

10. L’ultimo documento del CNF del 18 Dicembre 2020 propone una visione, per così dire “omeopatica” della Giustizia, intesa come sistema di servizi alla “persona”. Il documento non sembra prendere tuttavia una posizione precisa nei confronti della giustizia complementare o alternativa. Lei concorda con quanto riportato al riguardo nel documento?

Io credo che sia giunto il momento per l’avvocatura di fare una scelta, avere una visione, dibattere ma giungere ad una sintesi su come immaginare il sistema della tutela dei diritti e delle libertà per il futuro. Una volta presa una direzione occorre confrontarsi attraverso i nostri corpi intermedi e le rappresentanze con la politica e la magistratura. Siamo noi avvocati che dobbiamo indirizzare i partiti in tema di Giustizia, distogliere la loro attenzione dagli algoritmi dei social e dettare la linea. L’avvocatura non può più e non deve limitarsi a commentare le riforme scritte dagli altri. Le oltre 150 pagine del documento del CNF offrono numerosi spunti in tal senso. Ora spetta a chi crede nella giustizia complementare chiedere un ulteriore scatto in avanti, offrendo una soluzione che tenga conto della situazione attuale e della prospettiva. Altrimenti, l’alternativa saranno i format e l’intelligenza artificiale ai quali qualcuno sta già lavorando.

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